Pu­blished: 17. Giugno 2021 | Up­dated: 14. Di­cembre 2023 Author: Fran­cesca Sacchi | Re­viewed by Fran­cesca Sacchi

L’e­te­ro­loga al femmi­nile: l’o­v­o­do­na­zione

Do­na­zione di ovuli: quando può es­sere utile?

Poiché la fer­ti­lità femmi­nile co­mincia a di­mi­nuire brusca­mente dopo i 30–34 anni, gli ovuli di una donna, spesso, non sono più in­grado di ri­pro­dursi nel mo­mento de­si­de­rato. Malattie cro­niche, una me­no­pausa pre­coce, che si ve­ri­fica già a metà dei 30 anni, o trat­ta­menti con che­mio­ter­apia, possono com­pro­met­tere gra­ve­mente la fun­zione degli ovuli, tanto da ren­dere una gra­vi­danza na­tu­rale poco pro­ba­bile.

Ov­o­do­na­zione: la pro­ce­dura

La pra­tica è si­mile a quella della fe­con­d­a­zione in vitro stan­dard (FIVET). Ini­zi­al­mente, la pa­zi­ente e il suo partner de­vono sot­to­porsi a un esame medico. Tra le altre cose, uno sper­mio­gramma serve a testare la qua­lità dello sperma e a ve­ri­fi­care se l’uomo è fer­tile. In caso con­trario, gli ovuli non possono es­sere fe­con­dati con il suo sperma e, oltre alla do­na­zione di ovuli, la coppia do­v­rebbe con­tare anche sullo sperma di un do­na­tore. Per le pa­zi­enti che pro­ce­dono da sole, si parla di doppia do­na­zione o em­brio­a­do­zione. Suc­ces­si­v­a­mente, viene se­le­zio­nato una do­na­trice ad­atta: può es­sere por­tata da chi ri­ceve gli ovuli o se­le­zio­nata dalla clinica,in base al paese se­le­zio­nato per un trat­ta­mento. Sia i fat­tori di sa­lute (tra cui il gruppo san­gu­igno, il fat­tore rhesus, AMH) che le ca­rat­teristiche fi­siche (ad es­empio l’al­tezza, il co­lore degli occhi e dei ca­pelli) della do­na­trice, ven­gono presi in con­side­ra­zione per ot­te­nere la mas­sima so­mi­gli­anza tra pa­zi­ente e do­na­trice.

Sia la do­na­trice di ovuli che la ri­ce­vente, si sot­to­pon­gono a un trat­ta­mento or­mo­nale: alla do­na­trice viene ini­ettato un or­mone fol­li­colo-sti­mo­lante per sti­mo­lare la ma­tu­ra­zione di più ovuli allo stesso tempo. La pa­zi­ente ri­ce­vente ri­ceve in­vece un trat­ta­mento con estro­geni e pro­ges­te­rone per pre­parare l’en­do­me­trio al­l’im­pianto del­l’o­vulo fe­con­dato. Il giorno della pun­zione, gli ovuli della do­na­trice ven­gono pre­le­vati sotto an­es­tesia e fe­con­dati con lo sperma del fu­turo padre. 3–5 giorni dopo il pre­lievo ovo­ci­tario, gli em­brioni ven­gono tras­fe­riti nel­l’u­tero della ri­ce­vente e, se si sono im­pian­tati, inizia la gra­vi­danza vera e pro­pria.

Ri­schi as­so­ciati

Per paura di man­cata ac­cet­ta­zione so­ciale, molte fu­ture mamme nas­con­dono il fatto di es­sere ri­maste in­cinte at­tra­verso la do­na­zione di ovuli. Ma, poiché questo me­todo di ri­pro­du­zione è molto si­mile alla FIVET e al­l’ICSI, com­porta anche gli stessi ri­schi, ed è dunque im­portante par­l­arne aper­ta­mente per ri­ce­vere le at­ten­zioni me­diche ne­ces­s­arie. Pe­re­s­empio, si possono ve­ri­fi­care gra­vi­d­anze mul­tiple, ri­schi dopo la ter­apia or­mo­nale, stress e dis­agio emo­tivo.

Un altro ri­schio che può emer­gere a se­guito di­un’o­v­o­do­na­zione è la pres­sione alta.Normalmente, la pree­clampsia, una pres­sione san­gu­igna ele­vata nelle donne in­cinte, si ve­ri­fica nell’1–5% dei casi (Kellner, W.,2009). Tut­tavia, gli sci­en­ziati hanno di­mostrato che nelle donne che so­n­or­i­maste in­cinte grazie alla do­na­zione di ovuli, questa per­cen­tuale raddoppia.Si tri­plica, per­sino, in caso di gra­vi­d­anze ge­mel­lari o mul­tiple (St­or­gaard etal., 2017).  La causa puòes­sere tro­vata nel DNA es­traneo che viene tras­fe­rito nel corpo della pa­zi­ente. Questo può so­pra­f­fare il corpo della fu­tura madre e causare l’au­mento della pres­sione san­gu­igna (Lenzen-Schulte, M., 2017). La pree­clampsia può es­sere per­i­co­losa sia per la donna che per il feto, e, può es­sere mor­tale. Per­tanto, non deve as­so­lu­t­amente es­sere presa alla leg­gera, ma as­so­lu­t­amente mo­ni­to­rata da uno spe­cia­lista. Ul­timo ma non meno im­portante, la do­na­zione di ovuli com­porta anche un ri­schio per la do­na­trice. Oltre al trat­ta­mento or­mo­nale, che può portare all’ iper­s­ti­mo­la­zione, la do­na­trice deve sot­to­porsi a una pro­ce­dura me­dica sotto an­es­tesia. Quindi anche per lei, la pro­ce­dura può es­sere fi­si­ca­mente ed emo­ti­va­mente stres­sante.

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Fonti:

1. https://www.elternkompass.de/clomifen-bei-kinderwusnch/
2. Bei­pack­zettel Clo­mifen-ra­tio­pharm® 50mgTabletten. Letzte Über­ar­bei­tung 2016
3.https://www.dr-nabielek.de/gynaekologie/kinderwunsch/behandlung-mit-clomifen
4. She­pard et al.(1979): Re­la­ti­onship of Weight to Suc­cessful In­duc­tion of Ovu­la­tion with Clo­mi­phene Ci­trate. De­part­ment of Ob­ste­trics and Gyneco­logy, Uni­ver­sity of Texas He­alth Sci­ence Center at San An­tonio, San An­tonio, Texas 78284
5. Schindler et al. (1979): Be­hand­lung der en­do­krin be­dingten pri­mären und se­kun­dären Ste­ri­lität der Frau mit Clo­mifen. Georg Thieme Verlag, Stutt­gart
6. https://attainfertility.com/understanding-fertility/treatment-options/medications/clomid/clomid-success-rates/
7.https://www.hormonspezialisten.de/indikationen/reproduktionsmedizin/ovarielle-stimulation/
8. So­vino et al.(2002): Clo­mi­phene ci­trate and ovu­la­tion in­duc­tion. Vol 4. No 3. 303–310 Re­pro­duc­tive Bio Me­di­cine On­line
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