L’eterologa al femminile: l’ovodonazione
Donazione di ovuli: quando può essere utile?
Poiché la fertilità femminile comincia a diminuire bruscamente dopo i 30–34 anni, gli ovuli di una donna, spesso, non sono più ingrado di riprodursi nel momento desiderato. Malattie croniche, una menopausa precoce, che si verifica già a metà dei 30 anni, o trattamenti con chemioterapia, possono compromettere gravemente la funzione degli ovuli, tanto da rendere una gravidanza naturale poco probabile.
Ovodonazione: la procedura
La pratica è simile a quella della fecondazione in vitro standard (FIVET). Inizialmente, la paziente e il suo partner devono sottoporsi a un esame medico. Tra le altre cose, uno spermiogramma serve a testare la qualità dello sperma e a verificare se l’uomo è fertile. In caso contrario, gli ovuli non possono essere fecondati con il suo sperma e, oltre alla donazione di ovuli, la coppia dovrebbe contare anche sullo sperma di un donatore. Per le pazienti che procedono da sole, si parla di doppia donazione o embrioadozione. Successivamente, viene selezionato una donatrice adatta: può essere portata da chi riceve gli ovuli o selezionata dalla clinica,in base al paese selezionato per un trattamento. Sia i fattori di salute (tra cui il gruppo sanguigno, il fattore rhesus, AMH) che le caratteristiche fisiche (ad esempio l’altezza, il colore degli occhi e dei capelli) della donatrice, vengono presi in considerazione per ottenere la massima somiglianza tra paziente e donatrice.
Sia la donatrice di ovuli che la ricevente, si sottopongono a un trattamento ormonale: alla donatrice viene iniettato un ormone follicolo-stimolante per stimolare la maturazione di più ovuli allo stesso tempo. La paziente ricevente riceve invece un trattamento con estrogeni e progesterone per preparare l’endometrio all’impianto dell’ovulo fecondato. Il giorno della punzione, gli ovuli della donatrice vengono prelevati sotto anestesia e fecondati con lo sperma del futuro padre. 3–5 giorni dopo il prelievo ovocitario, gli embrioni vengono trasferiti nell’utero della ricevente e, se si sono impiantati, inizia la gravidanza vera e propria.
Rischi associati
Per paura di mancata accettazione sociale, molte future mamme nascondono il fatto di essere rimaste incinte attraverso la donazione di ovuli. Ma, poiché questo metodo di riproduzione è molto simile alla FIVET e all’ICSI, comporta anche gli stessi rischi, ed è dunque importante parlarne apertamente per ricevere le attenzioni mediche necessarie. Peresempio, si possono verificare gravidanze multiple, rischi dopo la terapia ormonale, stress e disagio emotivo.
Un altro rischio che può emergere a seguito diun’ovodonazione è la pressione alta.Normalmente, la preeclampsia, una pressione sanguigna elevata nelle donne incinte, si verifica nell’1–5% dei casi (Kellner, W.,2009). Tuttavia, gli scienziati hanno dimostrato che nelle donne che sonorimaste incinte grazie alla donazione di ovuli, questa percentuale raddoppia.Si triplica, persino, in caso di gravidanze gemellari o multiple (Storgaard etal., 2017). La causa puòessere trovata nel DNA estraneo che viene trasferito nel corpo della paziente. Questo può sopraffare il corpo della futura madre e causare l’aumento della pressione sanguigna (Lenzen-Schulte, M., 2017). La preeclampsia può essere pericolosa sia per la donna che per il feto, e, può essere mortale. Pertanto, non deve assolutamente essere presa alla leggera, ma assolutamente monitorata da uno specialista. Ultimo ma non meno importante, la donazione di ovuli comporta anche un rischio per la donatrice. Oltre al trattamento ormonale, che può portare all’ iperstimolazione, la donatrice deve sottoporsi a una procedura medica sotto anestesia. Quindi anche per lei, la procedura può essere fisicamente ed emotivamente stressante.
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Fonti:
1. https://www.elternkompass.de/clomifen-bei-kinderwusnch/
2. Beipackzettel Clomifen-ratiopharm® 50mgTabletten. Letzte Überarbeitung 2016
3.https://www.dr-nabielek.de/gynaekologie/kinderwunsch/behandlung-mit-clomifen
4. Shepard et al.(1979): Relationship of Weight to Successful Induction of Ovulation with Clomiphene Citrate. Department of Obstetrics and Gynecology, University of Texas Health Science Center at San Antonio, San Antonio, Texas 78284
5. Schindler et al. (1979): Behandlung der endokrin bedingten primären und sekundären Sterilität der Frau mit Clomifen. Georg Thieme Verlag, Stuttgart
6. https://attainfertility.com/understanding-fertility/treatment-options/medications/clomid/clomid-success-rates/
7.https://www.hormonspezialisten.de/indikationen/reproduktionsmedizin/ovarielle-stimulation/
8. Sovino et al.(2002): Clomiphene citrate and ovulation induction. Vol 4. No 3. 303–310 Reproductive Bio Medicine Online
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11. International Evidence-based Guideline for the Assessment and Management of Polycystic Ovary Syndrome 2018